Il punto di avvio del percorso è l’azione mirata a qualificare l’offerta di assistenza familiare e a favorire l’ispessimento della capacità organizzativa dei produttori. In quest’ottica, dal nostro punto di vista è fondamentale l’azione collettiva, cioè passare da un modello tutto basato sull’azione individuale della “badante” a un modello basato sull’aggregare le colf in specifiche associazioni di promozione sociale. Questi nuovi soggetti collettivi assicurerebbero alle famiglie: una migliore copertura dei bisogni, ad esempio assicurando la sostituzione della “titolare” durante i periodi di riposo settimanale, di assenza per ferie, malattia etc etc; la semplificazione degli adempimenti burocratici quali l’elaborazione delle buste paga, (che sarebbe in capo alla APS); la possibilità di modulare e differenziare i servizi; per converso, assicurerebbe alle lavoratrici: certezza dei propri diritti contrattuali, supporto organizzativo e supervisione, opportunità formative, soluzione dei problemi connessi all’accreditamento, opportunità di integrare il proprio agire con quello degli altri soggetti dell’economia sociale che operano nel territorio nella prospettiva di migliorare la capacità di presa in carico.
Le nascende APS – che si iscriverebbero alla CCIA con i codici Ateco specifici dell’assistenza domiciliare e familiare – opererebbero solo per utenti aderenti all’associazione stessa, configurandosi, in sostanza, come soggetti autogestionari. Il coinvolgimento attivo degli utenti nella gestione delle associazioni è volto a superare la normale dialettica di mercato, a promuovere la partecipazione degli utenti alla gestione dei mezzi di produzione, configurando l’azione come perfettamente coerente con la logica dell’innovazione sociale.
In concreto, questa azione è stata processata elaborando:
— il modello di azione di creazione di impresa, con riferimento agli indirizzi del FSE;
— il modello di statuto, atto costituivo, regolamento interno dell’Associazione;
— il modello di contratto aziendale.
Per quanto concerne le destinatarie dell’azione di “politica attiva del lavoro“, cioè le destinatarie dell’azione d’inserimento lavorativo, sulla base dell’analisi dei requisiti in entrata sono state identificate come target privilegiato le donne con bassa scolarità ed età superiore ai 45 anni, disoccupate perché espulse dai cicli produttivi tradizionali e giovani donne di età inferiore ai 29 anni con bassa scolarità e nella condizione “Neet”.
È stato configurato un modello di azione che prevede il dispiego sequenziale di azioni di informazione capillare delle destinatarie, orientamento, formazione individuale/di gruppo di qualificazione e riqualificazione, formazione per la creazione d’impresa, assistenza alla creazione d’impresa ed assistenza alla start-up. Per quanto concerne il grado di condivisione dell’idea, si è proceduto a raccogliere una vastissima adesione da parte di Enti Locali, Zone Distretto Sanitarie, Associazioni e organizzazioni di utenza del territorio.